Chi pratica yoga inizia a prendere confidenza con questo termine fin dalle primissime lezioni. Spesso lo si associa ad un semplice saluto ma in realtà è molto di più e porta con sé un significato profondo che ci collega direttamente con una cultura millenaria direttamente collegata ai mudra e ai mantra. Scopriamo qualcosa in più sul “namastè”.
Cos’è un mudra
Come detto in India “namastè” è anche un un mudra ma facciamo un passo indietro. In Occidente non abbiamo un corrispettivo del “mudra” quindi merita una breve spiegazione. Mudrā (मुद्रा) è un termine sanscrito che significa letteralmente “sigillo”, “gesto” o “segno”. I “mudra” sono gesti delle mani praticati da oltre cinquemila anni per la ricerca dell’equilibrio tra mente, corpo e spirito.
Nello yoga, i mudra sono gesti che facilitano il flusso di energia attraverso il corpo aiutando e favorendo così le pratiche meditative questo perchè si pensa che i mudra impegnino alcune zone del cervello e/o dell’anima e, allo stesso tempo, esercitino una specifica influenza su di esse.
Inoltre i mudra sono direttamente collegati ai chakra, di cui abbiamo parlato anche in questo articolo. Le mudra sono strettamente connesse con l’energia dell’universo (energia Ki) e il loro scopo è esattamente quello di incanalarla nel nostro corpo per ottenere determinati benefici.
Infatti, secondo lo yoga, i chakra emanano energia che spesso sfugge al corpo e si disperde nel mondo esterno e grazie alla pratica dei mudra vengono create delle barriere nel corpo che hanno lo scopo di contenere questa energia e di canalizzarla. Si evita, così, la loro dispersione.
Se si vuole dare una spiegazione più Occidentale e scientifica alla pratica dei mudra si può far riferimento al sistema nervoso: è infatti noto che nelle mani e nelle dita sono presenti numerose terminazioni nervose. Ogni mudra stimola i punti riflessi che si trovano nelle mani creando, così, una connessione con una parte del nostro cervello per ristabilire equilibrio al sistema nervoso.
Namastè: il suo significato
Namastè (scritto anche “namaste” o namaskar”) è innanzitutto un antico saluto indiano. È un termine sanscrito composto da “Namas” che significa prostrarsi, salutare, inchinarsi e “te” ovvero “a te”. Può avere un significato ancora più profondo. Infatti gli si attribuisce il senso di “mi prostro alle qualità divine che ci sono in te” ovvero riconoscere le qualità spirituali presenti in ognuno di noi, proprio della filosofia buddhista.
Le mani davanti al chakra del cuore servono per aumentare il flusso di amore divino; piegando la testa e chiudendo gli occhi, viene simboleggiata la resa della mente, al divino del cuore.
È la cultura indiana quella millenaria alla quale si fa riferimento ogni volta che lo si pronuncia e in questa cultura il saluto va oltre il semplice riconoscimento della persona che abbiamo davanti. In molte zone dell’Asia, è usato anche come saluto quando ci si incontra e quando ci si congeda.
Namastè: come si fa
Solitamente il Namaste viene eseguito portando le mani giunte davanti al cuore, inchinando la testa in avanti, e avvicinando la fronte al pollice. Per questo è anche definito il gesto dell’inchino. Può essere eseguito anche portando le mani giunte di fronte al terzo occhio inchinando la testa in avanti e riportando le mani davanti al cuore. In questo caso simboleggia una forma molto profonda di rispetto.
Namastè nello yoga: perché è tanto importante
Nello yoga eseguire questo mudra e pronunciare “Namastè” significa riconoscere l’unione tra il mondo terreno e quello spirituale. In alcune culture, infatti, si riconosce alla mano sinistra un aspetto terreno e a quella destra l’aspetto divino.
E cos’è lo yoga se non “unione”? Inoltre namastè è anche un mantra: cioè un suono che emette determinate vibrazioni al quale si unisce il mudra delle mani.
Oltre che essere una bella pratica, utile a calmare la mente, il gesto delle mani, unito al mantra Namaste, viene spesso utilizzato a conclusione delle lezioni di yoga come forma di ringraziamento reciproco tra insegnante e allievo.